“L’amica geniale”, l’epicità di una storia femminile autentica
Il fascino de “L’amica geniale” continua anche nella terza serie col passaggio di testimone alla regia, da Saverio Costanzo e Alice Rohrwacher a Daniele Luchetti. È la forza di un racconto autentico sul femminile che cerca di emanciparsi da ruoli precostituiti. L’approccio di Luchetti alle pagine di Elena Ferrante è stato di fedeltà assoluta e lei, la scrittrice senza volto, apprezzando il lavoro virtuoso alla scrittura di Francesco Piccolo, Laura Paolucci e ancora Costanzo, ha continuato a contribuire con le sue e-mail, vigile ma serena. Da domenica 6 febbraio su Rai1 si dipanerà per quattro prime serate “Storia di chi fugge e di chi resta”, il terzo libro della quadrilogia edita da Edizioni E/O, con Elena Greco alle prese con il lancio del suo primo libro e Lila Cerullo sommersa nel duro lavoro di fabbrica per crescere suo figlio Gennaro. Dopo aver fatto il giro del mondo con le prime due stagioni, riscuotendo enorme successo di critica e pubblico dal Nord America alla Cina dove è stata addirittura allestita una mostra dedicata alla serie, questo racconto audiovisivo torna con la potenza degli anni Settanta (bellissimi i costumi curati da Antonella Cannarozzi per gli episodi 1, 2, 3, 4 e da Sonia Travaglia per gli episodi 5, 6, 7, 8) e delle lotte per l’affermazione dei propri diritti, in un clima acceso tra fascisti e comunisti. Bravissime sono ancora una volta le due protagoniste, Margherita Mazzucco e Gaia Girace, che per fortuna non sono state sostituite da altre attrici perché ormai Elena e Lila non possono che avere il loro volto, anche se adesso più adulte rispetto ai loro 19 anni. Le due ragazze, che fanno rivivere il rapporto amicale di odio e amore tra Elena e Lila che appassiona milioni di lettori in tutto il mondo, non si frequentano fuori dal set e non credono nella vera amicizia tra donne perché pensano sia fondata sulla competizione. Entrambe ricalcano appieno i loro personaggi: Margherita Mazzucco per l’estrema sensibilità, Gaia Girace per la forte determinazione. Accanto a loro, questa produzione Fandango, The Apartment, Fremantle e Wildside, in collaborazione con Rai Fiction e Hbo, giova di altri attori che si confermano vincenti e giusti nei loro ruoli, tra questi Francesco Serpico (Giovanni “Nino” Sarratore), Matteo Cecchi (Pietro Airota), Daria Deflorian (Adele Airota), Anna Rita Vitolo (Immacolata Greco), Giovanni Buselli (Enzo Scanno), Francesco Russo (Bruno Soccavo), Eduardo Scarpetta (Pasquale Peluso). “Sono entrato in punta di piedi in una serie che aveva già alle spalle un olimpo di autori: Elena Ferrante, Saverio Costanzo, Laura Paolucci, Francesco Piccolo ed un esercito di attori che già erano i personaggi da prima di me. Eppure, quando avevo una domanda preferivo prendere in mano il romanzo in cerca di soluzioni. Sulle pagine, invece di risposte, trovavo spesso altre domande. I libri della Ferrante hanno questo fascino di precisione sfuggente, che lascia libertà di interpretazione all’interno di uno schema psicologico implacabile e sempre acutamente vero. I suoi libri sono libri cosmo, che hanno dentro tutto, e che permettono molti tipi di lettura senza che l’ispirazione di fondo vada perduta. Con qualunque occhio la si guardi, la storia di Lila e Lenù è sempre la stessa e sempre differente, profonda, fine e popolare”, colpiscono queste parole di Luchetti che in conferenza stampa streaming ha regalato l’immagine della sua stanza d’albergo a Caserta (dove si sono svolti per la gran pare i ciak) con alle pareti le schede di tutti i personaggi in ogni scena da girare, in un set carico di presenze (un ingorgo è stato girato con 150 auto), diviso in due “spezzoni” (termine usato dal produttore Domenico Procacci) di riprese a causa della pandemia e luminoso di energia per quell’“epicità domestica”, cara al regista, che riporta in ambienti conosciuti in cui scalpita l’humus del cambiamento.