Isotta, con la voce ti trasporta nel labirinto delle sue fragilità

Con “Palla Avvelenata” è tra i finalisti della 33sima edizione di Musicultura, che si terrà il 3 e 4 maggio al Teatro Persiani di Recanati (Macerata). Ha vinto nel 2021 il premio Bianca d’Aponte con il brano “Io”, che apre “Romantic Dark” (etichetta Women Female Label & Arts / distribuzione Artist First), il suo album d’esordio uscito il 22 aprile; mentre in rotazione radiofonica andava il singolo “Psicofarmaci”, con la partecipazione di Claudia Gerini. È Isotta Carapelli, in arte Isotta, cantautrice senese classe 1992, che nei suoi brani, come si evince dall’intro dell’album, racconta la sua vita in continua ricerca, intrappolata nel labirinto fatto di legami umani, difficoltà quotidiane e fragilità.

Isotta, inizi a prendere lezioni di canto all’età di 5 anni: com’è nata questa passione?

Ho sempre cantato a casa di mia nonna Marcella. Passavo da lei i pomeriggi. Lei è una cantante mancata, voleva fare la cantante da piccola, ma per gelosia suo marito le ha fatto togliere le tonsille. Lei ha sempre avuto questo sogno inespresso e quindi mi ha trasmesso questa passione. Io avrei voluto fare lirica a 5-6 anni, solo che nessuna maestra di canto è pazza da poter insegnare lirica ad una bambina e quindi ho iniziato con la musica leggera e da lì è stato amore a prima vista e non l’ho più abbandonata”.

Cominci a scrivere canzoni a 14 anni. Ricordi il primo brano?

Il primo brano in realtà l’ho scritto assieme alla mia maestra di canto tipo a 7-8 anni, mi sembra si chiamasse ‘Bosco a colori’, perché era tipo ‘piccoli passi nel bosco farò’. Poi ho scritto un altro brano che s’intitola ‘Io non voglio cambiare’ che poi magari un giorno lo riesumo: l’ho conservato e l’ho registrato, ce l’ho sul cellulare”.

Quali sono i tuoi modelli cantautorali di riferimento?

Sin da piccola ho sempre ascoltato molta musica italiana. A me piace molto la discografia di Marco Masini, quindi Bigazzi, Dati. Poi mi piace tantissimo De Gregori. Del panorama di oggi mi piace molto Brunori Sas, Fulminacci, la Vicario. Le influenze da piccola sono state molto masiniane, dei cantautori, ma anche Zucchero”.

A 16 anni ti esibisci dal vivo con svariate formazioni musicali. Che ricordi hai di quelle prime esperienze live?

Sono una tipa molto ansiosa, quindi ricordo le ansie incredibili prima di montare sul palco. Suonavamo sempre con chitarra, voce, sax, contrabbasso, cajón, a volte batteria, ma capitavano sempre situazioni molto ambient, quindi, dovevano essere robe soft. Tra l’altro alla presentazione dell’album la settimana scorsa mi sono esibita chitarra e voce ed era tantissimo che non lo facevo ed è stato bellissimo perché è un ritorno alle origini: per quelle cose lì non provo ansie perché mi sento totalmente a casa”.

È la chitarra il tuo strumento preferito?

No, è il pianoforte. Ho cominciato a suonarlo tardi, sui 20 anni. Ma io non mi esibisco mai col pianoforte”.

Nel 2021 hai vinto il premio Bianca d’Aponte con il brano “Io”. È cambiato qualcosa da allora nel tuo approccio al mercato discografico?

No, da quel punto di vista ho sempre le mie idee; mi ha cambiato però a livello personale, ho avuto il piacere di conoscere persone meravigliose e poi mi ha dato un aiuto per fare i live da maggio, perché la vittoria prevedeva un sostegno dal nuovo Imaie e dalla Doc Live, quindi, mi hanno aiutato molto in questo senso. A livello personale è stata una crescita forte e anche una presa di coscienza: avere un premio del genere per sole cantautrici, riconosciuto in tutto il territorio italiano, è anche un po’ un riconoscimento che forse sei sulla strada giusta, una cosa che uno si chiede sempre, quindi, è stata una piccola conferma personale”.

Il tuo disco di esordio, “Romantic Dark”, contiene 13 brani che narrano un universo femminile molto tormentato. Quanto c’è di autobiografico?

Tanto, è autobiografico un po’ su tutte le canzoni. Poi c’è per esempio ‘Pornoromanza’ dove racconto la storia di un’altra persona, io non ho subito revenge porn, però anche solo in alcune frasi mi ci rivedo totalmente. Di autobiografico, quindi, c’è quasi tutto, metto sempre molto me stessa, anche se parlo degli altri. L’album è molto tormentato perché sono un po’ così. Ci tenevo particolarmente che il mio primo album mi rappresentasse in toto”.

La canzone “Psicofarmaci” a dispetto del nome non si riferisce ai rimedi chimici, ma ai costrutti che la mente crea per cercare di stare meglio. Il brano gode la partecipazione di Claudia Gerini. Com’è stato il tuo incontro con lei?

Ho avuto modo di farle sentire i miei lavori, il mio progetto in generale, a lei è piaciuto e ha voluto partecipare con la voce fuori campo ed è stato meraviglioso, anche perché ha colto esattamente i sentimenti e le sensazioni che volevo trasmettere con quella parte di testo”.

Rispetto al lato artistico, hai un motto che ti guida?

Sì, l’ho messo nell’intro dell’album: ‘ci vuole più coraggio ad avere coraggio che a farsela addosso’. È questo un po’ il mio motto”.

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