Marco Vezzoso, l’artigiano del jazz che ama suonare Vasco
“Ogni volta”, “Il Mondo che Vorrei”, “Rewind”, “Siamo Solo Noi”, “Vivere” sono solo alcuni dei successi di Vasco Rossi rivisitati in chiave jazz contenuti nel doppio album “Kind of Vasco” (Art in Live / Egea Music) di Marco Vezzoso e Alessandro Collina. Il primo è un trombettista piemontese, che dal 2012 vive e insegna oltralpe presso il Conservatorio Nazionale di Nizza; il secondo è un pianista ligure. Il duo jazz ha all’attivo cinque album e diversi tour internazionali. Attualmente il loro “Italian Spirit Live in Japan” è in rotazione su oltre 50 radio statunitensi. Per il lancio di “Kind of Vasco” è stato realizzato un video con la versione strumentale di “Vita spericolata” che, come spiega il quarantenne Marco Vezzoso, “è stato realizzato assieme all’orchestra d’archi giovanile di Sanremo, Associazione Note Libere, in una location bellissima tra Alassio ed Albenga”.
Marco Vezzoso, come si è avvicinato alla tromba jazz?
“Io ho una formazione classica, come del resto anche Alessandro. Dopo gli studi classici non trovavo la mia strada. Ho sempre avuto un po’ un’affinità verso la musica improvvisata, quindi anche il jazz, soprattutto perché sia mio papà che mio fratello più grande di me, Roberto, grandi appassionati, ne ascoltavano tanto; quindi, sin dalla mia più tenera età la musica afroamericana è come una vicina di casa, così è stato naturale avvicinarmi alla tromba jazz”.
Qual è il confine tra il suonare la tromba jazz e l’insegnarla?
“Credo che siano parallele, due cose che vanno di pari passo, perché entrambe sono una passione: la passione di trasmettere, la passione di suonare. Ho avuto l’opportunità di frequentare anche molte Masterclass con dei grandi trombettisti a livello mondiale e le due cose andavano sempre e comunque di pari passo, nel senso che non si può, per quello che almeno è la mia visione, poter insegnare senza poter suonare e il contrario. La musica è un linguaggio e con il linguaggio si trasmettono determinate cose, come si trasmette una passione, come si trasmette il modo di suonare, il come suonare, il consiglio da dare. Semplicemente io ci sono passato prima e quindi ovviamente con gli allievi che si avvicinano al jazz, e in particolare alla tromba, non faccio nient’altro che ripercorrere il mio percorso”.
La collaborazione con Alessandro Collina è del 2014: com’è avvenuto il vostro incontro?
“Da buoni musicisti ci siamo incontrati ad un concerto. Io mi ero da pochi anni trasferito in Francia, cercavo una nuova ritmica per un nuovo progetto di musica originale e andai ad ascoltare Alessandro. Mi piacque il concerto e alla fine gli chiesi se volesse collaborare con me e lui mi disse di sì. Da lì abbiamo cominciato a collaborare e non abbiamo più smesso”.
Dopo aver suonato “Sally” in versione jazz, l’ultimo vostro lavoro discografico è dedicato a Vasco Rossi: com’è nata questa idea?
“È nata appunto da ‘Sally’ nel 2019, quando siamo stati invitati al primo festival europeo di Jazz a Canton (a nord-ovest di Hong Kong, ndr). In quell’occasione volevamo portare un po’ di italianità contemporanea e quindi facemmo ‘Sally’ in prima mondiale proprio lì in Cina. Piacque talmente tanto che il nostro manager cinese ci disse di doverla registrare subito, così la prima versione di ‘Sally’ è stata registrata proprio in Cina, che è quella che è presente nel disco ‘Italian Spirit’ (Egea Music/Art in Live, 2020). Dopodiché abbiamo fatto un breve video con delle immagini che abbiamo girato appunto in Cina e Vasco Rossi ci ha fatto la grande sorpresa di condividerlo sui social. Da quel momento abbiamo cominciato a essere in contatto col suo management fino a quando non ci ha messo la pulce nell’orecchio, che poi non se n’è più andata, di dire: perché non dedicare interamente un album alla musica di Vasco Rossi?”.
Feedback di Vasco rispetto a questo progetto?
“Vasco ha fatto qualcosa di inaspettato per noi: ha seguito proprio tutto il nostro progetto dall’anteprima all’uscita del disco e al video. Da grande conoscitore della musica, ha dato voce a qualcosa di poco mediatizzato come la musica strumentale. Non dimentichiamoci che in Italia alla radio è trasmesso il 99,9% di musica vocale, ma in realtà negli altri paesi la musica strumentale ha uno spazio molto importante. Vasco, da buon conoscitore, ha voluto ribadire questa cosa qua mediatizzando proprio le versioni strumentali dei suoi brani”.
È legato in particolare a qualche canzone di Vasco?
“Diciamo che tutte le canzoni hanno un po’ dei momenti della vita a cui siamo legati. Vasco non dimentichiamoci che è forse uno degli unici artisti italiani che è riuscito a riunificare più generazioni. Ci sono alcuni brani che sono un po’ più della generazione di Alessandro, fine anni Sessanta, mentre altri sono un po’ più della mia generazione – noi abbiamo una decina d’anni di distanza -. In ogni caso, ogni canzone ha un suo perché e io emotivamente sono più legato a ‘Sally’, perché è proprio da lì che è nato tutto ed è, tra l’altro, una canzone che ha segnato la mia giovinezza”.
Lei e Collina siete artisti internazionali amati dagli Stati Uniti al Giappone. Avete in procinto una tournée mondiale?
“Il Covid ci ha tarpato un po’ le ali. Andavamo molto in Asia e adesso in Cina è diventato tutto molto più complicato con la politica zero Covid. Ci sono comunque buone prospettive per la Corea del Sud e, tra l’altro, anche negli Stati Uniti dove il nostro precedente album, un album di musica strumentale che si chiama ‘Travel’, sta andando molto bene, in quanto è nelle chart americane, mi sembra all’ottantesima posizione, tra i mostri sacri del jazz; quindi, ci sono buone prospettive di andare anche oltre Oceano”.
In Italia vi esibirete a breve?
“Diciamo che ‘Kind of Vasco’ è un progetto anche per ritornare un po’ a casa, un po’ in Italia, dove saremo live quest’estate. Le date saranno tutte confermate sui nostri social”.
Nella sua vita artistica ha un motto?
“Io mi definisco un artigiano della musica che, tra le varie difficoltà del caso, cerca di fare qualcosa di buono e qualcosa di onesto. Fondamentalmente il mio motto è l’onestà, l’onestà artistica in primis, e poi il fatto di volermi migliorare ogni giorno. Quello che ha sempre determinato un po’ tutta la mia vita artistica è cercare di suonare sempre meglio del giorno prima, a volte con successo, a volte meno, ma globalmente credo di esserci abbastanza riuscito”.