Michele Di Mauro, operaio dello spettacolo

Cos’è per lei il teatro? “Qualcuno direbbe tutta la mia vita, ma il teatro è un lavoro, in questo momento della mia vita lo posso affermare con certezza, anche perché se lo fai esiste, se non lo fai non esiste, come tutti i lavori. Io non posso dire di essere un teatrante se poi non faccio il teatro, se non faccio gli spettacoli, se non mi chiamano. Quindi fondamentalmente è un lavoro e, come tutti i lavori, si può fare bene, male, benissimo, in modo eccellente, e questo poi dipende da chi sei, cosa fai, incontri, quanto sei bravo, eccelso e fortunato, perché è un lavoro in cui non dico 50 e 50, ma contano, in una proporzione che lascio fare a voi, il talento e la fortuna”. Attore, doppiatore e regista teatrale italiano, Michele Di Mauro, torinese classe 1960, sta provando “Concerto per Vitaliano” (a seguirlo nelle prove c’è Christian La Rosa), spettacolo in ricordo dello scrittore e drammaturgo veneto Trevisan, scomparso lo scorso gennaio. Lo spettacolo è la prima vera produzione del Ginesio Fest, il festival delle arti teatrali che fino al 25 agosto colora il comune marchigiano di San Ginesio (in provincia di Macerata). Per Michele Di Mauro, attore e regista di “Concerto per Vitaliano”, questo debutto è un’ulteriore conferma in un festival che l’anno scorso lo ha insignito del Premio San Ginesio all’arte dell’attore. Ma lui nel suo curriculum non si definisce né attore, né regista, né autore, né traduttore, ma, semplicemente, “operaio dello spettacolo”.

Michele Di Mauro, come nasce lo spettacolo “Concerto per Vitaliano”?

Nasce da un input che mi ha dato Leonardo Lidi, che è il direttore artistico del Ginesio Fest da quest’anno. La proposta era: lavoriamo su Vitaliano Trevisan per fare un omaggio al grande drammaturgo e uomo di lettere e non solo, scomparso recentemente. All’interno di questa proposta noi abbiamo seguito di specifico due testi, cioè ‘Solo Rh’ e ‘Oscillazioni’, che sono due monologhi di Vitaliano, pubblicati da Einaudi”.

Il debutto il 22 agosto (ore 21, Auditorium di Sant’Agostino) al Ginesio Fest di uno spettacolo prodotto dallo stesso festival che significato assume?

Credo che sia la prima vera produzione del festival, che è alla sua terza edizione, il che vuol dire che, oltre a fare delle ospitalità che sono di livello, proviamo anche a dire che il festival lascia uno spazio produttivo a qualcuno. Il fatto di essere stati scelti per farlo, ci fa molto piacere, soprattutto a me e a Franco Visioli, che è l’altro protagonista del 50 per cento dello spettacolo, il musicista con cui sto lavorando”.

Si sente a casa al Ginesio Fest visto che l’anno scorso è stato premiato come miglior attore?

L’anno scorso è stato veramente, ma nemmeno un mordi e fuggi, un guarda e fuggi, perché sono arrivato al pomeriggio, abbiamo fatto la serata, preso il premio e mi hanno riaccompagnato a Civitanova, perché il mattino dopo avevo un treno per cui non ho nemmeno dormito qui una notte. Quest’anno, invece, sono dal 17 agosto e mi starò fino alla fine; quindi, mi godrò le bellezze e le possibilità fino in fondo”.

Qual è il suo invito a teatro per “Concerto per Vitaliano”?

Intanto è una produzione del festival, quindi questo è un primo motivo; poi è un omaggio a un autore scomparso di grande rilievo che non è ancora così conosciuto, ed è un secondo motivo; poi ci sono io, quindi quelli a cui piace il mio lavoro possono pensare di fare una scappata fino a San Ginesio, da Roma sono un paio d’ore per esempio, da tutta la costa sono un’oretta, capisco che non è il più semplice possibile, ma possono farcela perché il posto è magnifico e le colline sono fantastiche, si mangia benissimo e si beve altrettanto. Il festival, inoltre, ha bisogno di gente che lo faccia diventare grande, ancora di più di quello che già non è”.

Mi soffermerei sul secondo motivo, Vitaliano Trevisan: mi può sottolineare qualche sua peculiarità che verrà evidenziata in scena?

È un autore che intanto non è molto conosciuto e, come dicevo, vale la pena per quello. È un autore violento, crudele, cinico, penetrante, un autore contro, fondamentalmente contro la politica, contro la vita, contro l’esistenza. Vanno cercate con una buona lente d’ingrandimento le sue dolcezze, le sue raffinatezze, perché tutto sommato la cosa che ci colpisce di più è questa crudeltà e questa crudezza anche nei confronti della vita. La sua visione è sempre una visione molto plumbea, molto tragica dell’esistenza, nonostante lui non si proponga come un autore tragico, anzi è un reporter in qualche modo di quella che è stata l’Italia. Il marciume fondamentale nella struttura di Trevisan nasce dal marciume che lui riconosceva nel contesto in cui ha vissuto”.

Trevisan, quindi, ha uno sguardo disincantato nei confronti del nostro Paese?

Sì, nei confronti del Paese, e dell’esistenza in genere e dei rapporti, della famiglia, della scuola, dell’arte, del teatro, del cinema. Lui è stato anche oltretutto un grande interprete cinematografico. Se qualcuno non se lo ricorda fu protagonista di uno dei primi film di Garrone, ‘Primo amore’, in cui lui era veramente al di sopra di ogni aspettativa in quanto attore”.

Ha parlato di cinema. Nella prossima stagione la vedremo protagonista di un film. Cosa può anticipare in merito?

Il film si chiama ‘Non morirò di fame’, uscirà a metà ottobre. È una produzione italo-canadese, una piccola produzione, con la regia di Umberto Spinazzola che, guarda caso, è anche regista di ‘Masterchef’ e dico ‘guarda caso’, perché il film in qualche modo ha al centro della narrazione una visione su quello che è lo spreco alimentare, un dito puntato su quello che è il problema dello spreco alimentare. Il personaggio che interpreto è un ex chef che torna in Italia dopo una parentesi di fuga all’estero e, al suo ritorno, si trova a fare i conti con il problema dell’alimentazione da tutto un altro punto di vista, quindi, il centro, il nodo della proposta è quella di interrogarsi sullo spreco alimentare in modo serio”.

Un tema attualissimo e molto delicato per le differenze che ci sono nel mondo…

Esattamente, è un problema che naturalmente nasce da lì e che poi va a toccare tutta la politica e i rapporti, la società, la famiglia, l’educazione, soprattutto l’educazione”.

Essendo una produzione italo-canadese, sarò distribuito in Italia, in Canada e anche in altri paesi del mondo?

Spero di sì, fino a quando non avrà debuttato non sappiamo nulla”.

Sarebbe bello vedere questo film anche ad un festival…

Credo sia in lizza per andare a San Sebastian e spero possa avere anche una sua collocazione a Toronto”.

Oltre al cinema, la vedremo anche in tv prossimamente?

Ho appena finito di girare una nuova serie per Sky, oltre al ‘BarLume’ (dal 2017 Michele Di Mauro è parte fissa del cast de “I delitti del BarLume”, interpretando un goloso e logorroico commissario di polizia, ndr). La nuova serie si intitola ‘Call my agent Italia’ (per la regia di Luca Ribuoli, debutterà su Sky nel 2023, ndr) ed è la versione italiana di ‘Dix pour cent’, che è una serie francese andata benissimo in tutto il mondo; quindi, il fatto di poterla rifare in Italia in qualche modo, non dico che ha una base di garanzia e di efficacia, ma lo spero”.

Qual è il suo motto professionale?

Non ne ho uno e me ne vanto anche, posso?”.

Allora mi lascia con una dedica, una frase che le sta a cuore?

Non ne ho, però sto registrando e le lascio la prima frase del primo testo che faremo lunedì. Il testo è ‘Solo Rh’ e comincia dicendo così: ‘Dove sta scritto che bisogna aspettare?’”.

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