“Svegliami a mezzanotte”, sensibile viaggio nei meandri di un’esistenza fragile

Semplici ma eleganti associazioni visive mirano a tessere il filo della trama e a compiere un vero e proprio viaggio in soggettiva nei tortuosi meandri della mente umana”, sono le parole di Francesco Patierno che nel film “Svegliami a mezzanotte” regala al cinema le pagine intime e vere dell’omonimo libro (edito da Giulio Einaudi Editore) di Fuani Marino, la donna che racconta la storia vera della depressione che l’ha attraversata. Sue sono le frasi: “Mi sono uccisa il 26 luglio 2012. Avevo da poco compiuto 32 anni e da neppure quattro mesi partorito la mia prima e unica figlia, Greta”. A quella caduta dal quarto piano di un palazzo, Fuani Marino è sopravvissuta ed ha voluto donare prima di tutto alla figlia e, poi, a tutti la possibilità dell’incontro con un’anima che fatica a stare al mondo e in cui ci si può rispecchiare. Attraverso vari fotogrammi, diversi frammenti, le immagini di Luce Cinecittà e la voce di Eva Padoan, il cineasta Patierno restituisce il sentire di Fuani Marino che si fa universale nello svolgersi della sua esistenza. Con inusitata sensibilità, nessun compiacimento e tanta speranza, il racconto si fa luce nel buio dell’anima. “Tra il prima e il dopo dei secondi di quell’interminabile caduta della protagonista sono condensati i grandi temi dell’esistenza umana senza nessuna concessione al melodramma, alla retorica, alla commiserazione”, sottolinea Patierno. “Questo documentario è un pezzo di cinema emozionante e universale, che fa capire cosa si può costruire con il patrimonio di immagini dell’Archivio di cui siamo orgogliosi”, afferma Enrico Bufalini, direttore Cinema, Documentaristica e Archivio di Luce Cinecittà. “Svegliami a mezzanotte”, una produzione Luce Cinecittà in collaborazione con Rai Cinema, sarà nelle sale dal 13 febbraio. Dal libro e dal film forte e vero arriva il ricordo di Fuani Marino: “Non posso dire che il volo sia stato breve. Ricordo perfettamente la vertigine, la forza di gravità che da concetto astratto diventa sensazione. Ho pensato che ci sarebbe voluto poco, che era questione di attimi: poi sarei morta. Era come se volessi confortarmi, come se una parte di me mi dicesse di non avere paura. A differenza di quanto si crede, non mi è sfilata davanti tutta la vita, non l’ho vista, era come se non ci fosse mai stata. C’ero solo io che precipitavo perché volevo farlo, perché quel volo era un mezzo per raggiungere la fine, mi sono detta questo: Sta per finire. E poi sono caduta, ma non sono morta”. Da qui si dipana il racconto di una insperata resurrezione di un’esistenza fragile a cui prestare ascolto per capire, comprendere e tendere la mano.

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