Quando la storia fa da monito: la lezione dell’Area Sacra di Largo Argentina
Per anni si è osservato dall’alto il luogo dove è stato ucciso Giulio Cesare, con un senso di rispetto verso quella figura che ha contribuito alla grandezza di Roma, con in più quell’alone sacrale potenziato dalla presenza di quattro templi. Dal 20 giugno di quest’anno, con una media di 400 visitatori al giorno, l’Area Sacra di largo Argentina è tornata a rivelarsi al pubblico da una distanza ravvicinata grazie ad un nuovo camminamento su passerella, realizzato sotto la direzione tecnica e scientifica della Sovrintendenza Capitolina ai Beni Culturali e grazie al contributo della Maison Bulgari. È da brividi osservare il basamento della Curia di Pompeo, dove, secondo le fonti, venne ucciso Giulio Cesare nella seduta delle Idi di marzo del 44 a.C., che abbiamo visto ricostruire in tante tele, come quella del pittore neoclassico Vincenzo Camuccini che restituisce il valore storico e simbolico di quel momento. Sarebbe bello se si rappresentasse proprio qui il “Giulio Cesare” di William Shakespeare con tutto il pubblico immerso in quell’atmosfera venerabile dove ogni pietra, colonna e statua sono testimoni dignitose di una storia che fa da monito all’intera umanità.
All’area archeologica all’aperto di Largo Argentina fanno da contrappunto due gallerie espositive, una nel portico della medioevale Torre del Papito e l’altra nei locali al di sotto del piano stradale di via di San Nicola de’ Cesarini, allestite con una selezione dei reperti ivi rinvenuti, che permettono di apprezzare la storia del sito dall’epoca repubblicana fino alle demolizioni degli anni Venti del scorso secolo con foto che ricordano l’inaugurazione dell’area archeologica ad opera di Benito Mussolini il 21 aprile del 1929 .
Tra i pezzi di pregio si possono ammirare due teste di statue appartenenti alle divinità venerate nei templi, i capitelli a stampella ed alcune iscrizioni (anche in greco) che testimoniano momenti importanti della storia imperiale (della dinastia Flavia in particolare) e di amore (come quella di un padre che affida agli dèi Mani il proprio figlio morto). La storia dell’area, iniziata agli esordi del III secolo a.C., quando, sull’originario piano di campagna costituito da terra battuta e ghiaia, venne costruito il tempio C (i templi dell’area sono indicati con lettere perché non sono ancora chiare le loro dediche), forse intitolato alla dea Feronia, desidera sempre più continuare ad essere evocatrice di bellezza e cultura e, al tempo stesso, faro e ammonimento per l’umanità sul valore del potere e sul significato di lealtà.