L’arte a Roma sbuca improvvisa, luminosa e bella
Capita che stai percorrendo il dedalo di strade che dal centro di Roma porta sul Lungotevere per recuperare l’auto e t’imbatti in un lungo manifesto che evoca i personaggi che hanno fatto grande il cinema, da Federico Fellini a Gigi Proietti, solo per citare due icone. T’interroghi ad alta voce su quello che a prima vista non capisci cosa sia, visto che poggia su un pannello che delimita un cantiere. In più, s’innesca un gioco a riconoscere i tanti grandi del cinema italiano che sono rappresentati e su cui svetta luminosa Monica Vitti. “L’ho fatto io”, una voce sorprende così il tuo sguardo sbigottito. L’incredulità è vinta ancor di più quando c’è l’invito a varcare la soglia dello studio dell’artista. Si tratta della chiesa sconsacrata di San Filippo Neri, un gioiello che accoglie tra le sue mura l’incredibile opera di Marco Innocenti. Art director romano, “dal 1997 realizza manifesti di film italiani e, sulla scia di Mimmo Rotella”, come lui stesso racconta, “strappa brandelli fisici e digitali di pubblicità cinematografiche per mixarli con riproduzioni di opere d’arte classica e immagini di supereroi sportivi popolari” e non solo. Il risultato è sorprendente ed un piacere agli occhi per gli amanti del cinema, dello sport e dell’arte in generale. Si viene catturati dagli arditi accostamenti, dai colori e dalle storie che sembrano narrate in quegli incroci di rimandi, tanto che, a quattro mani col giornalista Matteo Renzoni, l’artista ha editato anche la pubblicazione “StoryTennis” che cattura di slancio la meraviglia e l’entusiasmo dei fan di Panatta, Barazzutti, Djokovic, Nadal, Musetti, Sharapova, Sinner, Alcaraz &Co. Vero è che sono gli appassionati d’arte in generale che, davanti a queste “tele”, letteralmente provano un “brivido pop” (www.brividopop.com), come lo stesso Innocenti ha appellato la sua opera, per gli accostamenti che vedono “giocare” Marylin Monroe con Spider Man e il Discobolo di Mirone oppure la Sibilla Delfica di Michelangelo Buonarroti con Clint Eastwood e Alfred Hitchcock. Nei manifesti di Marco Innocenti sono tante e varie le icone illustri che sembrano chiamate a raccolta per essere faro di cultura in una società liquida, mordi e fuggi e che necessita di un cantiere aperto sull’arte, perché enorme è la necessità di seminare il bello, auspicando un risveglio collettivo da quella sorta di torpore decadentista che pervade la contemporaneità. Forse tutti i giorni sarebbe opportuno stupirsi e provare un “brivido pop”.