I Bronzi di Riace simbolo di riscatto nel documentario “Semidei”
“L’arte sospende il tempo, mescolando passato, presente e futuro”, così scrivono i registi Alessandra Cataleta e Fabio Mollo (il 5 ottobre uscirà il suo nuovo film “Nata per te”) che fanno di questa frase la linea guida del loro documentario “Semidei” (durata 94’). Partendo dal ritrovamento dei Bronzi di Riace, avvenuto il 16 agosto 1972, i due cineasti mettono in dialogo la storia, l’attualità e l’avvenire della Calabria, in particolare di Reggio Calabria, della sua provincia e della sua gente. Con loro queste due meravigliose sculture, esempi rari ed unici della statuaria greca in bronzo del periodo classico – incarnano due eroi, forse i fratelli Eteocle e Polinice nati dall’amore incestuoso di Edìpo con la madre Giocasta -, diventano un grandioso simbolo di riscatto e solidarietà umana.
Prodotto da Carlo Degli Esposti e Nicola Serra per Palomar Mediawan, realizzato con il sostegno della Regione Calabria (Dipartimento Istruzione, Formazione e Pari Opportunità e Fondazione Calabria Film Commission), in occasione delle celebrazioni dedicate al 50° anniversario del ritrovamento dei Bronzi di Riace, il documentario è stato presentato in anteprima mondiale alla 20esima edizione delle Giornate degli Autori nella sezione “Notti Veneziane”.
Le bellissime immagini subacquee del recupero dal fondale marino sono l’inizio di un percorso narrativo che si snoda tra l’eco internazionale della grandiosità dei Bronzi, i restauri, la disputa su chi li avesse visti per prima, il sentire della gente comune che divinizza le due sculture fino a farle diventare i santi protettori di Riace, Cosimo e Damiano, il tutto senza mai dimenticare quelle acque quali crocevia di popoli e di storie, in bilico tra accoglienza e mentalità patriarcali.
“Questo film è una lettera d’amore alla Calabria e alla sua gente, a cui i Bronzi hanno affidato il messaggio di pace che custodiscono, e di cui l’intera umanità ha bisogno, oggi più che mai”, sottolineano i registi che nel documentario hanno trattato tanto della rivolta di Reggio Calabria del 1970 (la città tutta scese in piazza per il capoluogo di Regione assegnato a Catanzaro), quanto del naufragio di Cutro, allargando il proprio obiettivo verso i moltissimi sguardi che necessitano di uscire dall’ombra, tra i quali quello di una giovane donna di Riace che lotta per la sua emancipazione e quello di un ragazzo Rom di Lamezia Terme che con la sua musica regala gioia. L’opera di Alessandra Cataleta e Fabio Mollo ha quella generosa ala di sincera apertura solidale verso il prossimo da restituire significato e profondità alla vita. Attraverso la bellezza dell’arte antica i due registi danno senso alle onde irrequiete dell’umanità e donano luce e speranza ad un futuro altrimenti incerto.