“Nata per te”, una delicatissima storia di amore ed inclusione
Delicatezza, tatto, sensibilità sono il contenuto e la forma del film “Nata per te” di Fabio Mollo, che racconta la storia vera dell’adozione di una bimba con sindrome di down da parte di un single omosessuale. La decisione del Tribunale di Napoli è avvenuta il 22 giugno 2018 grazie ad una legge che ha quarant’anni, la Legge n.184/1983, in particolare l’articolo 44 che prevede adozioni in casi particolari. Per la piccola Alba, abbandonata in ospedale, quella norma ha significato la possibilità di avere un papà, Luca, e con lui, quindi, una famiglia. Luca ha raccontato la loro storia nel libro “Nata per te”, scritto a quattro mani con Luca Mercadante (edito da Giulio Einaudi Editore). Sui social Luca racconta molto del suo quotidiano condiviso con le persone con disabilità nei centri e nelle strutture che ha messo in piedi a Napoli e in provincia. Proprio a Napoli, come assessore al Welfare, lavora a progetti che possano promuovere la cultura dell’accoglienza e dell’inclusione. Il suo cognome è Trapanese, in molti conoscono la sua storia, ma questo film aggiunge la possibilità di accostarsi al suo mondo e capirne le ragioni profonde in maniera fortemente empatica.
Il film emoziona e commuove, mostrando la possibilità di andare oltre, “al di là del limite” come cantava Lucio Battisti ne “Il mio canto libero”, e facendo vedere che è possibile ciò che appare impossibile, ad esempio raggiungere pianeti lontanissimi come Marte. La bellezza di tutto ciò è che Luca non si sente un eroe. “Io non mi sento in guerra – dice –. Non lotto per i diritti, li racconto. Non cerco una battaglia, ma un ragionamento”.
Proprio mentre cominciavano le riprese del film, un anno fa circa, il Ministero dell’Interno ha posto un freno in relazione ai riconoscimenti dei figli delle coppie omosessuali da parte dei sindaci, comportando delle conseguenze per i bambini che nascono nelle coppie con la fecondazione eterologa (nel caso delle madri lesbiche) o con la maternità surrogata (nel caso dei padri gay). “Ho un rapporto sereno con il presidente Meloni, anche prima che lo diventasse. La società ha bisogno di persone che ragionano. Io voglio dialogare con questo governo. Il mio desiderio di genitorialità è uguale a quello di chi è eterosessuale”, afferma Trapanese durante la conferenza stampa del film al Cinema Adriano di Roma. “Anche io mi sono confrontato con l’adozione, prima per quella di mia sorella, poi con quella avanzata da me ed il mio compagno, una domanda fatta tanto tempo fa con altri governi – afferma il regista Fabio Mollo –. Sento frustrazione per il diniego, ma Luca e Alba mi hanno restituito forza, la loro storia è uno slancio di vita”.
Con “Nata per te”, Fabio Mollo e Luca Trapanese regalano speranza per un mondo dove le diversità siano valorizzate e considerate un autentico valore aggiunto. “Nata per te” parla della comunità Lgbtq+, della sindrome di down e del desiderio di genitorialità da parte dei single. “Questo film risponde ad un’urgenza mia personale e dei tempi che viviamo”, sottolinea il regista, che è stato coinvolto nel progetto dopo che gli sceneggiatori Furio Andreotti e Giulia Calenda già ci stavano lavorando. “Cercavamo un film contemporaneo e siamo incappati in questa coppia pazzesca, un uomo con la sua bambina, la coppia più bella del mondo, una famiglia che ha attorno un gruppo di persone che ama questa bambina”, racconta Calenda.
Nel film la famiglia di Luca ha una mamma generosa che fatica ad accettare le scelte del figlio, ma le sposa sempre con gioia. La sua energia è trasmessa da una bravissima Iaia Forte, che alla pellicola dona anche la sua dote del canto. “Questo racconto non è mai moralista, cosa che sarebbe stata insopportabile – dice l’attrice – e ha il pregio di dare anche ai personaggi minori la giusta ampiezza, il che non li rende bidimensionali”. Accanto a lei emergono, infatti, altre tre donne chiave della storia. Sono l’avvocata Teresa interpretata da una splendida Teresa Saponangelo, la giudice Livia Gianfelici che ha l’assertività di Barbora Bobulova e l’infermiera Nunzia che ha il cuore generoso di Antonia Truppo.
“Guardando il film si abbandona qualsiasi pregiudizio perché è un messaggio d’amore inviato con leggerezza e commozione”, osserva la Truppo. “Il film dice dove siamo oggi e dove si può andare. Le adozioni e l’affido mi hanno sempre interessata. Ho cominciato l’iter psicologico per un’adozione, ma ad un genitore affidatario viene richiesto il rientro a casa per le 14, cosa che non posso garantire. Queste sono indicazioni troppo restrittive. Dobbiamo far capire che la società è cambiata”, racconta con emozione la Saponangelo, così vera e coinvolgente dentro e fuori il set. “La società ha paura del cambiamento – commenta la Bobulova, attrice sempre impeccabile –, ma film come questi mostrano esempi che andrebbero fatti vedere ai giovani nelle scuole”.
Il film, intanto, uscirà in 200 cinema il 5 ottobre distribuito da Vision, poi andrà anche su Sky. “Questa è una storia che è necessario raccontare, crediamo nel valore culturale e pedagogico che possa avere nell’incontro con i ragazzi e con le ragazze. In questo film non abbiamo investito solo economicamente, ma anche emotivamente”, dichiara Massimiliano Orfei, amministratore delegato di Vision Distribution. “Questa storia arriva dritta al pubblico – commenta il produttore Riccardo Tozzi di Cattleya –, muove grandi temi come l’adozione e i diversi tipi di famiglia con un’apertura alla vita importante, rendendo la straordinarietà la cosa più naturale del mondo”.
In fondo, “la famiglia è dove c’è amore con tutte le sue varie sfumature e le varie realtà”, come afferma l’attore Alessandro Piavani che nel film è Lorenzo, il compagno di Luca. “Prima del lavoro, in questo film viene l’umanità. Questa storia mi ha donato tantissimo a livello umano, arricchendomi in maniera enorme”, dichiara Pierluigi Gigante che nel film interpreta Luca. Bellissimi sono i momenti in cui vediamo il protagonista interagire con le persone con disabilità, perché questi giovani e queste giovani, questi uomini e queste donne sono stati loro stessi nel film, dando voce alle loro emozioni nella loro quotidianità. Nel film li vediamo preparare il pranzo o fare il bucato, e nelle uscite in piscina o mentre lavorano il miele con entusiasmo e vitalità, carichi dei loro desideri e dei loro sentimenti. In particolare, le riprese sono avvenute nel centro di Ameglio, dove la cinepresa di Fabio Mollo è entrata con infinita sensibilità. Con questo suo modo straordinariamente delicato di riprendere, il regista rende tutte le immagini del film – da quelle girate in spiaggia a Forio d’Ischia come quelle nel reparto di ostetricia di Napoli – ricche di candore e amore.
Suonano un appello le parole di Luca Trapanese: “Le famiglie vivono in solitudine la disabilità. Il ‘Dopo di noi’ dovrebbe essere un ‘Prima’ e un ‘Durante noi’. Tutta la comunità si dovrebbe far carico dei figli e delle figlie con disabilità. Le attività in cui i ragazzi e le ragazze con disabilità sono coinvolti sono iniziativa dei genitori. Qui si parla di sindrome di down, ma se si parlasse di schizofrenia? La disabilità è un mondo enorme su cui c’è un’impreparazione che può essere superata solo attraverso la cultura”.