Decaro misurato e divertente in “Non è vero ma ci credo”
Enzo Decaro è in scena sempre come se fosse il momento più importante della sua carriera. Si cala nel personaggio e serve la commedia interpretata nel rispetto dei tempi comici e con un’alta generosità verso tutta la compagnia. Misurato, posato, pieno di grazia e candore, calca ogni volta il palcoscenico incantando e divertendo il pubblico. Sembra farlo quasi in punta di piedi, con tatto ed eleganza. Accade anche in questi giorni al Teatro Vittoria di Roma, dove è in scena con lo spettacolo “Non è vero ma ci credo” di Peppino De Filippo. C’è stato un passaggio di testimone di padre in figlio e, poi, da Luigi De Filippo, scomparso giusto sei anni fa (era il 31 marzo 2018), a Enzo Decaro nel ricoprire il ruolo dell’avaro e superstizioso imprenditore Gervasio Savastano. L’investitura di Decaro è avvenuta quattro anni fa per mano della moglie di Luigi De Filippo, Laura Tibaldi, che col marito nel 2000 ha fondato la società di produzione teatrale “I due della città del sole s.r.l.”. La compagnia che accompagna Decaro è la stessa di Luigi Defilippo, con (in o.a.) Carlo Di Maio, Roberto Fiorentino, Carmen Landolfi, Massimo Pagano, Gina Perna, Giorgio Pinto, Ciro Ruoppo, Fabiana Russo, Ingrid Sansone. Alla regia c’è Leo Muscato, che ha mosso i primi passi nel mondo del teatro a poco più di vent’anni, presentandosi ad un provino da Luigi De Filippo che lo “prese a bottega nella sua compagnia”, come lui stesso ama ricordare. La freschezza della commedia scritta da Peppino De Filippo resta oggi immutata, nonostante la versione cinematografica del 1952 con la regia di Sergio Grieco (con Peppino De Filippo nei panni di Gervasio Savastano e il figlio Luigi in quelli di Spirito) e la diversa ambientazione: Peppino De Filippo aveva ambientato la sua storia nella Napoli un po’ oleografica degli anni ’30; Luigi aveva posticipato l’ambientazione ad una ventina d’anni più avanti; nella commedia ora in scena ci si trova in una Napoli anni ‘80, un po’ tragicomica e surreale in cui convivevano Mario Merola, Pino Daniele e Diego Maradona. Lo spettacolo concepito con “un ritmo iperbolico”, come sottolinea Muscato, condensa l’intera vicenda in un solo atto di 90 minuti, invece dei tre atti originari, tenendo il pubblico incollato alla poltrona per i continui momenti comici e divertenti, come fuochi d’artificio che non allentano mai in intensità ed energia. Nel giorno della prima al Teatro Vittoria (martedì 2 aprile 2024), sugli applausi finali, Decaro, salutando il pubblico, ha giustamente sottolineato questo aspetto, dicendo come la sana risata fa bene alla salute per le endorfine sprigionate. Emozionante è stato, poi, quando l’attore ha ricordato la grande commedia dei fratelli De Filippo – Eduardo, Peppino e Titina -, nel momento in cui si staccarono da quella paterna di Eduardo Scarpetta, affermando: “io qualcosa di collaborazioni a tre che funzionano ne so qualcosa”. Così, nell’immaginario di tutti gli spettatori, affianco a Decaro sul palcoscenico sembravano materializzarsi Eduardo, Peppino e Titina con Luigi e il trio della Smorfia che vedeva Decaro, accanto a Lello Arena e al compianto Massimo Troisi. L’abbraccio sul palco tra Laura Tibaldi e Decaro ha suggellato, infine, un’intesa teatrale che donerà sicuramente al pubblico nuove divertenti commedie.