Padre e figlio allo specchio, ai Musei Capitolini di Roma la mostra sui Lippi
Non stupirà se entrando alla mostra si viene accolti dall’autoritratto di Sandro Botticelli (Firenze 1445-1510), tratto dalla sua “Adorazione dei Magi”. Il pittore fiorentino celebre per la “Primavera” e la “Nascita di Venere” fu allievo di Filippo Lippi e maestro del figlio Filippino Lippi. Quelle che sono in esposizione a Roma, poi, sono tra gli esempi del modello di Madonna “Lippina” (celebre la “Madonna col Bambino e angeli” del 1465 agli Uffizi di Firenze). Sì, perché le Vergini di Filippo Lippi sono dotate di quella “casta concretezza che le rendeva donne e madri reali, dalla carnosità aggraziata ma florida”, come scrive Giuseppe Nifosì nel suo manuale “A passo d’arte” (edito da Laterza), e hanno fatto da esempio alle tante Madonne dipinte in quel tempo. Ma la storia aggiunge anche una maliziosa verità: le Madonne sono ispirate alla giovane monaca Lucrezia Buti (Firenze 1435-1488), sedotta dal monaco Filippo Lippi (Firenze 1406-Spoleto 1469) da cui nasce Filippino Lippi (Prato 1457 – Firenze 1504). Nella mostra “Filippo e Filippino Lippi. Ingegno e bizzarrie nell’arte del Rinascimento” ai Musei Capitolini fino al 25 agosto, con pochi ma preziosi capolavori è narrato il talento del padre, uno degli artisti più importanti della stagione fiorentina di Cosimo de’ Medici, e quello del figlio, che eredita dal padre l’ingegno e diventa l’interprete del gusto nella Roma della fine del Quattrocento.
L’esposizione, a cura di Claudia La Malfa, raccoglie alcuni capolavori dell’arte di Filippo Lippi su tavola, dalla magnifica “Madonna Trivulzio” del Castello Sforzesco di Milano alla “Madonna con angeli e committente” della Collezione Cini di Venezia, un’arte che si muove tra dimensione pubblica e privata. Il doppio registro, ufficiale e privato, della sua produzione pittorica si propone anche attraverso l’accostamento di due piccole tavole della Galleria degli Uffizi, raramente esposte al pubblico, raffiguranti l’ “Annunciazione della Vergine e i Santi Antonio Abate e Giovanni Battista” con due tavole di grandi dimensioni raffiguranti i “Santi Agostino e Ambrogio” e “Gregorio e Girolamo” (dal raffinato e tridimensionale panneggio) della Pinacoteca dell’Accademia Albertina di Torino (che originariamente formavano i laterali di un trittico la cui parte centrale è oggi conservata al Metropolitan Museum di New York). La sezione di dipinti di Filippo Lippi è arricchita da un nucleo di documenti provenienti dagli archivi di Firenze e di Spoleto; in essi emerge la rete di contatti del pittore con Cosimo de’ Medici e con il re di Napoli, ma è anche narrata la storia del rapimento da parte del pittore della diciassettenne Lucrezia Buti dal convento di Prato. Il percorso espositivo include pure una selezione di importanti disegni, concessi in prestito dalla Galleria degli Uffizi e dall’Istituto Centrale per la Grafica di Roma, in cui si evidenzia il debito di Filippino Lippi verso il padre e verso Sandro Botticelli. Si può ammirare, inoltre, il capolavoro di Filippino Lippi, l’ “Annunciazione” dei Musei Civici di San Gimignano, in due tondi che catturano cuore e mente. Nell’esposizione è incluso, infine, un disegno di Filippino Lippi proveniente dall’Accademia di Venezia che illustra l’ingegnosa invenzione realizzata nell’impresa ad affresco per la chiesa di Santa Maria sopra Minerva a Roma nella cappella del cardinale napoletano Oliviero Carafa. Di queste magnifiche opere vanno apprezzati il tratto, il tocco, la linea, il colore e la grazia che nessuna riproduzione fotografica restituisce nella sua tridimensionalità e verità. Questa mostra è un’occasione unica per poter ammirare bellezza, armonia ed eleganza dell’arte di Filippo Lippi e di suo figlio Filippino.